Diaconia della Fede

“…la carta di identità del cristiano è la gioia, la gioia del Vangelo, la gioia di essere stati eletti da Gesù, salvati da Gesù, rigenerati da Gesù; la gioia di quella speranza perché Gesù ci aspetta. E anche nelle croci e nelle sofferenze di questa vita il cristiano vive quella gioia, esprimendola in un altro modo, ovvero con la pace che viene dalla sicurezza che Gesù ci accompagna, è con noi. Egli sa che Dio lo ricorda, che Dio lo ama, che Dio lo accompagna, che Dio lo aspetta. E questa è gioia.”

– Papa Francesco

 

L’Associazione Diaconia della Fede offre alle persone la possibilità di fare un’esperienza di fede attraverso una molteplicità di proposte – suddivise in aree d’impegno – per dare risposta alla ricerca di nuovi e diversi cammini spirituali. La Diaconia della fede è stata fin dalla posa della pietra, negli anni trenta, il nucleo generante di tutta Villa S. Ignazio.

L’Avventura Ignaziana

Ogni avventura ha un inizio. E spesso le più grandi avventure sono quelle che hanno gli inizi più inattesi. Questa è l’avventura o meglio la storia di S. Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti quasi 500 anni fa. Come giovane uomo e aristocratico spagnolo, Ignazio sognava una vita avventurosa. Tuttavia dopo aver subito ferite quasi mortali sul campo di battaglia, da soldato divenne mistico e fondo’ nel 1540 un ordine religioso cattolico chiamato la Compagnia di Gesu’, anche conosciuto come i Gesuiti. Ciò che ha fatto è di interesse poiché egli concepì gli Esercizi Spirituali come un testamento di grazia, una registrazione del suo incontro con un Dio vivo, che egli condivise con più e più persone. Sia il suo stile di vita che gli Esercizi Spirituali hanno aiutato milioni di persone a scoprire gioia, pace e libertà e, non a caso, a sperimentare Dio nella vita quotidiana. La sua avventura ebbe un inizio e, come tutte le più grandi avventure, il suo inizio fu davvero inaspettato.

La Via Ignaziana

La via di S. Ignazio ovvero “el modo nuestro de proceder” ha come obiettivo quello di trovare la libertà. In particolare la libertà di diventare ciò che ogni persona è, per amare e per accettare l’amore, per fare delle buone scelte, e per sperimentare la bellezza della creazione e il mistero dell’amore di Dio. Essa ha portato a delle vite migliori per oltre 450 anni: non male come arco temporale. Essa e’ basata su un approccio che si trova nei suoi scritti cosi’ come nelle tradizioni, pratiche e bagaglio spirituale tramandate dai preti gesuiti e fratelli da generazione in generazione. Queste tradizioni, pratiche e bagaglio spirituale hanno guidato i membri dell’Ordine dei Gesuiti sin dalla sua fondazione nel 1540. Tuttavia S. Ignazio ha voluto che i suoi metodi fossero disponibili a tutti e non soltanto ai Gesuiti. Così la Spiritualità Ignaziana fu concepita per il pubblico più vasto possibile sia di credenti che di coloro che sono alla ricerca. Ma che cos’è una spiritualità ed in particolare la Spiritualità Ignaziana?

S. Ignazio di Loyola

INIGO LOPEZ DE LOYOLA Y Onaz nacque nel 1491, tredicesimo figlio di una famiglia di piccola nobiltà. Come altri ragazzi, al raggiungimento della maggiore età a quel tempo, Inigo si immagina come uno dei cavalieri che aveva letto nei romanzi romantici della sua epoca: colta, pio, specializzato nella guerra, e irresistibile con le dame di compagnia.

 

Il Giovane Cavaliere

I legami familiari di Inigo, lo aiutano a ottenere una posizione come paggio al tesoriere del regno di Castiglia. Così lascia la sua nativa Loyola, all’età di sedici anni per una vita di corte. L’ascesa di Inigo si adatta facilmente al suo nuovo ruolo: l’equitazione, il duello, il gioco d’azzardo, la danza e il corteggiamento alle signorine. Anche se piccolo di statura, egli si fa coinvolgere in alcune risse degne di nota, una delle quali lo porta ad accuse formalmente depositate nei suoi confronti.

All’età di ventisei anni, Inigo intraprende la vita di soldato nella città settentrionale di Pamplona. Sempre fedele, Inigo non esita a difendere la Corona, quando nel 1521 i francesi attaccano Pamplona. E’ una battaglia persa dall’inizio, con una piccolo manipolo di soldati di Inigo in inferiorità numerica. Per onore, Inigo rifiuta di rinunciare alla fortezza cittadina. Di conseguenza, attraverso le mura della cittadella penetra una palla di cannone, che colpisce Inigo nelle gambe. Impressionato dal coraggio di Inigo, i soldati francesi curano le sue ferite e lo riportano a Loyola, dove i medici recuperano le gambe. Egli rischia quasi di morire per un’infezione legata alle ferite.

Per sei mesi, l’inquieto Inigo rimane in convalescenza. Per passare il tempo, chiede al suo assistente alcuni romanzi di lettura sulla cavalleria; ma tutto quello che si può trovare consiste in una versione popolare della vita di Cristo e una raccolta della storia di santi. Mentre legge e medita questi libri, nota un cambiamento dentro di lui. I sogni di servire il re come un prode cavaliere e ottenere l’amore di una nobildonna, anche se in un primo momento seducenti, alla fine lo lasciano interiormente arido e scollegato. Al contrario, quando egli immagina di dedicare la sua vita al servizio di Dio e degli altri, come avevano fatto i santi dei quali sta leggendo, Inigo sperimenta un profondo senso di gioia.

Dio sta dunque mescolando qualcosa di nuovo nel nostro giovane cavaliere. Ignazio si convince ben presto che Dio gli sta parlando attraverso le sue attrazioni interiori e le conseguenti reazioni.

 

Il Pellegrino

Inigo saggiamente vuole mettere alla prova cosa significassero questi desideri e sogni a lui non familiari. Quindi, una volta ripresosi dalle ferite, parte per una nuova avventura, con l’intenzione di andare a Gerusalemme come pellegrino. Egli lascia a casa la sua famiglia signorile e viaggia facendo accattonaggio, esercita la predicazione e la cura per i malati e i poveri. Una delle sue prime tappe e’ il Santuario benedettino della Madonna di Montserrat. Lì, dopo una veglia durata l’intera notte, il giovane romantico lascia la sua spada dietro all’altare della Madonna e indossa il sacco di un mendicante. Con un bastone da pellegrino in mano, Inigo dona la sua veste di corte e il cappello piumato a un mendicante.

Successivamente, Inigo comincia a prendere appunti delle sue intuizioni spirituali. Parla con la gente della vita spirituale quando e dove puo’ e registra il frutto di queste conversazioni. Quelle note diventano la base per un manuale di preghiera che, più tardi intitola Gli Esercizi Spirituali.

 

Lo Studente

Una volta tornato in Spagna, Inigo decide di iniziare gli studi per il sacerdozio, ma gli manca la conoscenza del latino, il linguaggio ecclesiale. Così all’età di trentatré anni, trascorre due anni a Barcellona, studiando al fianco di scolari. Successivamente, Inigo frequenta le università di Alcala e Salamanca; tuttavia la sua formazione risulta auto-diretta e casuale.

Cosi’, in mancanza di una formazione accademica formale e in attesa di diventare sia un insegnante che un predicatore migliore, Inigo raggiunge la rinomata Università di Parigi, per studiarvi filosofia e teologia. Lì diviene noto come “Ignazio”, la versione latina del suo nome. Nella stessa città, egli incontra altri studenti, come Francesco Saverio e Pietro Faver, che sono affascinati dall’esperienza di Ignazio su Dio, la sua visione del mondo, e il suo spirito avventuroso.

 

Il Fondatore

I compagni, ora undici di numero, raggiunsero Venezia e predicano, lavoravano negli ospedali, e offrono gli Esercizi Spirituali. In attesa di un passaggio per Gerusalemme, Ignazio e gli altri che non sono ancora sacerdoti, sono ordinati nel 1537. Impossibilitati di raggiungere la Terra Santa, perché Venezia è in guerra con l’Impero Ottomano, questi “amici nel Signore”, come si definiscono, partono allora per Roma, come avevano promesso nei voti.

Lungo la strada, nei pressi di Roma, in una cappella del piccolo villaggio di La Storta, Ignazio ha un’altra visione mistica, nella quale vede Dio Padre con Gesù, il suo Figlio, che porta la sua croce. Ignazio sente il Padre dire, “Io sarò favorevole a voi a Roma”. In quella visione, Ignazio ha un chiaro senso di essere chiamato a servire a fianco di Gesù.

Ispirato dunque dalla visione a La Storta, Ignazio insiste che loro stessi siano chiamati la Compagnia o Società di Gesù. Hanno il coraggio di prendere il nome di Gesù (che nessun altro ordine religioso aveva mai fatto) per il semplice motivo che conoscere, amare e servire Gesù Cristo e’ l’ispirazione e il fine della loro missione comune. Vogliono dunque essere compagni di Gesù e portare la sua croce.

Quando il loro ordine religioso è formalmente costituito nel 1540, il Papa comincia a dipendere dai Gesuiti per le missioni più importanti nel mondo. Xavier salpa per l’India; Faber ei suoi colleghi teologi sono assegnati a partecipare al Concilio di Trento. I Gesuiti aprono scuole in tutta Europa e oltre mare per soddisfare al grande desiderio della Chiesa di avere un clero istruito e pieno di fede. Ignazio e i suoi gesuiti scelgono come motto “Ad Majorem Dei Gloriam”, una frase latina che significa “per la maggior Gloria di Dio.” Questo sarà lo standard per tutte le loro missioni.

Ignazio muore il 31 luglio 1556, per effetto di un persistente disturbo di stomaco. Alla sua morte, la Società di Gesùconta quasi un migliaio di compagni, con case e scuole che si estendevano dal Brasile a tutta l’Europa e in Giappone. Ignazio viene canonizzato insieme a Francesco Saverio, nel 1622.

La Spiritualità Ignaziana

Come scrisse Joseph de Guibert SJ, riprendendo un’analogia del Medioevo, nel suo libro intitolato I Gesuiti: la loro Dottrina Spirituale e Pratica, una spiritualità è come un ponte che consente di passare da un luogo all’altro, superando un terreno pericoloso, o un fiume, o grandi altezze. Ma ogni ponte è diverso: può essere costruito di corda, di legno, di muratura o in acciaio; essere organizzato con archi, travi a sbalzo o con funi. Per questo, scrive Padre de Guibert, vi saranno ponti diversi, ognuno con i propri vantaggi e svantaggi; ogni ponte, risultato di una combinazione equilibrata di materiali e di forma, consentirà a modo suo di raggiungere lo scopo. Anche ogni spiritualità ci offre un distinto passaggio verso Dio.

Siccome S. Ignazio voleva che i suoi Gesuiti fossero uomini pratici capaci di parlare alla gente in modo chiaro, non è sorprendente che nel corso degli anni la spiritualità ignaziana potesse essere condensata in poche frasi semplici da ricordare. Infatti, anche se nessuna singola definizione può cogliere la ricchezza della tradizione, alcune frasi possono fornire un’introduzione al “modo nuestro de proceder” di Ignazio. Nel libro di Padre James Martin SJ, The Jesuit Guide to Almost Everything, si espongono quattro semplici modi di intendere la spiritualità ignaziana, come quattro arcate che costituiscono un ponte ad arco.

 

I quattro modi

Trovare Dio in tutte le cose – Questa frase significa che nulla deve essere considerato al di fuori della sfera della vita spirituale: la spiritualità ignaziana considera tutto come un elemento importante della vostra vita, includendo i servizi religiosi, le Sacre Scritture, la preghiera e le opere di carità; ma anche gli amici, la famiglia, il lavoro, le relazioni, il sesso, la sofferenza e la gioia, così come la natura e la musica.

La Contemplazione nell’azione – La pace e la tranquillità sono sicuramente fondamentali per nutrire la nostra vita spirituale. A tal proposito, S. Ignazio consigliava ai suoi Gesuiti di ritagliarsi sempre il tempo per la preghiera. Pur tuttavia, essi sono stati sempre tenuti a condurre una vita attiva. “La strada è la nostra casa” disse Jerónimo Nadal SJ, uno dei primi compagni di Ignazio. Così i Gesuiti devono essere persone attive che adottano un atteggiamento contemplativo o meditativo verso il mondo, ovvero essere “contemplativi nell’azione”.

La Spiritualità Incarnata – La teologia cristiana sostiene che Dio si è fatto uomo, o che si è “incarnato” nella persona di Gesù di Nazaret. Più in generale, una spiritualità incarnata significa credere che Dio si può trovare negli eventi di ogni giorno della nostra vita. Dio non è solo là fuori, ma è proprio qui. Se siamo alla ricerca di Dio, bisogna che ci guardiamo intorno. Così, da un lato la Spiritualità Ignaziana riconosce la trascendenza di Dio; ma è anche incarnata, e riconosce l’immanenza o la vicinanza di Dio nella nostra vita.

Libertà e distacco – S. Ignazio era acutamente consapevole di ciò che significava condurre una vita di libertà e di gioia. E una gran parte del suo testo più celebre, gli Esercizi Spirituali, scritto tra il 1522 e il 1548, fu orientata ad aiutare le persone a prendere buone decisioni nella libertà, a fare ordine nella propria vita, evitando di prendere decisioni tramite “affetti disordinati”. Sono questi, infatti, che ci impediscono di essere liberi, mentre dovremmo essere “distaccati” dalle cose di poca importanza.

Gli esercizi spirituali

Lo scopo degli Esercizi Spirituali

Lo scopo degli Esercizi Spirituali è molto pratico: crescere nell’unione con Dio che ci rende più liberi nel prendere buone decisioni sulla nostra vita e “nell’aiutare le anime”. S. Ignazio ci invita a un intimo incontro con Dio, che si è rivelato in Gesù Cristo, così che possiamo imparare a pensare e ad agire in maniera più simile a Cristo. Gli Esercizi aiutano a crescere nella libertà interiore, allontanandoci dal peccato e dagli amori disordinati, in maniera che possiamo rispondere più generosamente alla chiamata di Dio nella nostra vita (EESS 2,21). Gli Esercizi ci chiedono molto, impegnando il nostro intelletto e le emozioni, la nostra memoria e il nostro volere. Fare gli Esercizi può essere al contempo esilarante ed estenuante. Dunque non c’è da meravigliarsi del fatto che Ignazio equiparasse l’esperienza degli Esercizi Spirituali a quella dell’esercizio fisico, come “passeggiare, viaggiare a piedi e correre (EESS, 1).

 

Cosa sono gli Esercizi Spirituali

Gli Esercizi sono una scuola di preghiera. Le due forme primarie di preghiera insegnate negli Esercizi sono la meditazione e la contemplazione.

Nella meditazione, usiamo il nostro intelletto per ridurre l’influenza dalle forze fondamentali che guidano la nostra vita. Tramite le Sacre Scritture, preghiamo sulle parole, le immagini e le idee, impegniamo la nostra memoria per apprezzare l’attività di Dio nella nostra vita. Questi approfondimenti su chi è Dio e chi siamo noi prima che Dio entri in noi consentono di smuovere i nostri cuori.

La contemplazione riguarda più il sentimento che il pensiero. La contemplazione spesso agita e ispira i desideri profondi donati da Dio. Nella contemplazione ci affidiamo alla nostra immaginazione per porre noi stessi nei luoghi proposti dal Vangelo o in una scena proposta da Ignazio. A tal proposito, la Scrittura gioca un ruolo centrale negli Esercizi, perché rappresenta la Rivelazione di chi è Dio, particolarmente in Gesù Cristo, e di che cosa fa Dio nel mondo. Negli Esercizi noi preghiamo con le Scritture, non le studiamo. Sebbene lo studio della Scrittura sia centrale a ogni fede del credente, lasciamo ad altri momenti l’esegesi biblica o l’indagine teologica.

 

I movimenti degli Esercizi

Gli Esercizi hanno un ritmo naturale. Ignazio divise gli Esercizi in quattro “settimane” (EESS, 4). Queste settimane non coincidono con le settimane del calendario, ma rappresentano fasi o movimenti sentiti dentro una persona che sta pregando attraverso gli Esercizi. In particolare, distinguiamo:

  • i giorni di preparazione: come i maratoneti non iniziano una competizione con uno sprint, noi iniziamo gli Esercizi lentamente e dolcemente. Nei primi giorni degli Esercizi, consideriamo i doni di Dio nella creazione e in noi. Preghiamo con gratitudine e rispetto per i doni di Dio nella nostra vita. Speriamo di sperimentare il senso dell’amore incondizionato di Dio nei nostri confronti;
  • la prima settimana: avendo riconosciuto la generosità senza limiti di Dio per noi, naturalmente ci confrontiamo con le nostre risposte limitate. Permettiamo che Dio rilevi i nostri peccati e ci faccia sentire il bisogno di una conversione. Con l’aiuto di Dio, riconosciamo e comprendiamo le vie del peccato nelle nostre vite. Preghiamo per la grazia di abbracciare noi stessi come peccatori amati. Manteniamo sempre la nostra attenzione sulla grazia di Dio;
  • la seconda settimana: avendo fatto l’esperienza dell’amore fedele di Dio, siamo mossi a rispondere con grande generosità. Desideriamo amare e servire di più Dio e gli altri. Mentre preghiamo attraverso la vita di Gesù presentata nei Vangeli, chiediamo di conoscerlo più intimamente al fine di amarlo più teneramente e di seguirlo più da vicino. Questa conoscenza, che porta ad un’azione concreta, è una grazia propria degli Esercizi;
  • la terza settimana: la nostra profonda identificazione personale con Gesù Cristo ci ispira a desiderare di essere con Lui nella sua sofferenza e morte. Trascorriamo del tempo a contemplare la Passione del Signore, che rappresenta l’espressione assoluta della fede piena di Dio e di amore per noi;
  • la quarta settimana: nello stesso modo con il quale accompagniamo Gesù nella Passione, passeggiamo con il Signore risorto nella gioia nella vita del risorto. Continuiamo a imparare da Lui come consola gli altri. Avendo assaporato l’amore di Dio per noi e per il nostro mondo, preghiamo con un cuore generoso per trovare Dio in tutte le cose, per amare e servire Dio e gli altri in maniera concreta e con grande entusiasmo.

 

Il discernimento degli spiriti

Il discernimento degli spiriti sta alla base dell’influenza degli Esercizi. Colui che discerne è come un avventuriero che prova i venti o controlla un compasso per essere sicuro che lo guidino nella giusta direzione. Nel discernimento degli spiriti notiamo i movimenti interiori dei nostri cuori, che includono pensieri, sensazioni, desideri, attrazioni e resistenze. Determiniamo da dove provengono e dove ci portano; ci proponiamo di agire in un modo che ci conduca a maggiore fede, speranza e amore. La pratica regolare del discernimento ci aiuta a prendere buone decisioni.

Nel corso degli Esercizi, alcune persone prendono importanti decisioni per la propria vita. La decisione può riguardare una relazione significativa, una carriera o una vocazione religiosa o un cambio nello stile o nelle abitudini di vita. Gli Esercizi forniscono infatti molti aiuti nel prendere tali decisioni. La chiave consiste nell’essere aperti allo Spirito, che si presenterà a noi con delle opportunità e ci guiderà a coglierle.

Come in ogni avventura autentica, non possiamo sapere a priori dove finiremo; ma possiamo essere sicuri che Dio, colui che è sempre fedele, sarà con noi e ci condurrà dove dovremo andare. Sebbene la meta del nostro viaggio sia incerta, sappiamo dove inizia: qui e ora. Dio scelse di divenire uno di noi in Gesù Cristo, vivendo nella bellezza e frantumazione del nostro mondo. È dunque in questo luogo, in questo tempo e nei dettagli delle nostre vite individuali che incontreremo Dio.

Prendere buone decisioni nel concreto

Meglio dire di sì a tutto

Anche le decisioni, come altri aspetti che caratterizzano il comportamento umano, implicano l’accettazione che persino le migliori decisioni comportino degli svantaggi. Spesso, però, crediamo che se facciamo le scelte giuste, queste non comporteranno alcun aspetto negativo. Quando poi nella realtà si scoprono gli inconvenienti di queste scelte, ci si sente scoraggiati. Un uomo che si sposa o che decide di vivere con una compagna si può rendere conto della libertà alla quale ha rinunciato: ad esempio, non poter più gustarsi birre con gli amici tutte le volte che lo desidera. Analogamente, la sposa o compagna, forse non potrà più uscire con le sue amiche con la frequenza di un tempo. Anche le buone decisioni dunque comportano un sì incondizionato agli aspetti positivi e negativi che derivano da ogni scelta.

Ogni condizione di vita e ogni decisione comportano anche del dolore, che deve essere accettato se si vuole partecipare pienamente alla decisione e, magari, a una nuova vita. “Nel caso nel quale tutto non sia raggiungibile, arriviamo a capire che qui, in questa vita, tutte le sinfonie rimangono incompiute”, disse il grande teologo gesuita vissuto nel ventesimo secolo, Karl Rahner. Non c’è decisione perfetta, risultato perfetto o vita perfetta. Abbracciare l’imperfezione ci aiuta a rilassarci nel mondo reale. Quando accettiamo che tutte le scelte siano dunque condizionate, limitate e imperfette, la nostra vita diventa, paradossalmente, più soddisfacente, gioiosa e tranquilla.

Quanto sopra ricordato ci indirizza verso l’ Entità incondizionata, senza limiti, e perfetta alla quale dovremmo dire sì: Dio. Dunque, tutte le nostre decisioni dovrebbero essere concentrate su questa realtà. “Il nostro unico desiderio e la nostra prima scelta” disse S. Ignazio di Loyola “dovrebbe essere questo: voglio e scelgo ciò che è meglio che mi conduca ad approfondire la vita di Dio in me”.

 

Cosa dobbiamo fare?

Con le finalità di cui sopra, il discernimento ignaziano può sembrare estremamente complicato. Esso comporta:

  1. l’approccio basato sull’Indifferenza, ovvero cercare di approcciare il processo decisionale più liberamente possibile;
  2. le Tre Volte, nelle quali i processi decisionali diventano via via più complessi e vengono proposte soluzioni sia basate sulla ragione che sull’immaginazione;
  3. le Regole per il Discernimento con le definizioni di consolazione, di desolazione e la conferma;
  4. l’Angelo della Luce, dove lo spirito cattivo si può mascherare da spirito buono.

Ma in fondo tutto ciò può divenire molto semplice. Discernimento ignaziano significa avere fiducia che attraverso la ragione e la vita interiore Dio ci aiuterà a prendere buone decisioni, perché Dio vuole il nostro bene, ci ama, ci vuole sani, positivi, e desidera che siamo oggetto di scelte che continuamente ci rinnovano. Dunque, dobbiamo cercare e trovare qualunque cosa che ci può essere utile, tutto ciò che ci avvicina a Dio e tutto ciò che ci aiuta a prendere giuste decisioni. Ma più di tutto, dobbiamo avere fiducia che Dio è con noi mentre scegliamo i percorsi della nostra vita terrena.

Comunità di Vita Cristiana

Che cosa è

  • La CVX, Comunità di Vita Cristiana, è una associazione di laici, uomini e donne, adulti e giovani, che cercano di vivere nel quotidiano la loro fede in Cristo, di testimoniare nella società e nella Chiesa i valori umani ed evangelici secondo una propria vocazione personale e si sentono aiutati in questo cammino verso una fede adulta dalla spiritualità ignaziana. Un altro elemento caratteristico è la forte ispirazione mariana: Maria è vista come punto di incontro tra divino e umano, modello di integrazione tra fede e vita.
  • La CVX è un gruppo apostolico formato da laici ignaziani: ogni persona ha fatto l’esperienza degli Esercizi Spirituali, nei quali ha un incontro continuo con la persona di Gesù Cristo. Il laico ignaziano è aperto al cambiamento, in quanto è portato continuamente a scegliere per le situazioni personali che cambiano: nella vita familiare, nel lavoro, nella società. La Comunità di cui fa parte lo aiuta in questo discernimento.
  • Ecco che il gruppo diventa:
    • Luogo di ascolto e meditazione della PAROLA
    • Luogo di narrazione della propria vita alla luce della fede e di condivisione
    • Luogo di discernimento per un impegno apostolico nella vita di tutti i giorni (familiare, lavorativa, di eventuale volontariato);
    • Luogo in cui si respira responsabilità nei confronti del Mondo;
  • Il gruppo CVX ha il compito di aiutare il singolo nella propria “missio”: come discepoli in Comunità per la Missione

 

Appartenenza

L’appartenenza alla CVX si esprime attraverso l’inserimento in una comunità locale liberamente scelta, che aiuta a far crescere una profonda condivisione della vita e della fede, una comune maniera di vivere e un comune impegno.

La lettura dei segni dei tempi, il discernimento personale e comunitario, la revisione di vita, la guida spirituale, sono mezzi che aiutano a cercare e trovare Dio in ogni cosa e a rendersi aperti a ciò che è più urgente e universale.

La CVX partecipa alla missione della Chiesa: l’annuncio del Vangelo, l’attenzione ai poveri, l’azione per la liberazione e lo sviluppo “di tutto l’uomo e di ogni uomo”.

 

La nostra Comunità locale

La CVX di Trento si è costituita nel 1995, accompagnata dall’Assistente Ecclesiastico padre Livio Passalacqua, per volontà di alcune persone impegnate, come volontari o dipendenti, nei vari Enti aderenti alla Fondazione S. Ignazio. Nel corso degli anni ne sono entrate a far parte altre persone che, dopo un percorso di Esercizi Spirituali nel Quotidiano, hanno sentito il desiderio di proseguire un cammino insieme.

Oggi (gennaio 2016) risulta costituita da una quarantina di iscritti. Criteri fondamentali degli incontri sono l’accoglienza fraterna e la cura personalis, compito particolare del coordinatore dei singoli gruppi.

L’impegno apostolico, finalità prioritaria, viene sostenuto dalla pratica del discernimento e della revisione di vita da parte della comunità.

Ciascuno cerca di vivere l’apostolato personale innanzitutto nel proprio ambiente familiare e lavorativo. Alcuni esercitano un apostolato di gruppo in opere laiche (assistenza anziani, alcolisti anonimi, campo sanitario…) o religiose (Parrocchia, Centro Missionario, Caritas…), in iniziative di volontariato e di servizio nei territori di provenienza. Altri svolgono servizio volontario nei vari Enti aderenti alla Fondazione VSI (Fondazione, Coop. VSI, Coop. Samuele, Centro Astalli, Assoc. Amici di VSI, Assoc. Diaconia della Fede) e partecipano alle iniziative promosse dalla Fondazione o dagli Enti stessi.

Gli incontri, programmati a inizio d’anno, si svolgono presso Villa S. Ignazio a cadenza quindicinale secondo le seguenti modalità:

  • una domenica al mese, dalle 9.00 alle 14.00, comprende la meditazione sulla Parola proposta dall’Assistente spirituale, la condivisione nei singoli gruppi, la celebrazione Eucaristica e il pranzo;
  • un sabato al mese, dalle 9.00 alle 12.00, con un percorso specifico di approfondimento e un tempo dedicato al discernimento.

 

Origini della CVX

La Comunità di Vita Cristiana è un’associazione pubblica internazionale, il cui centro esecutivo è attualmente a Roma. Essa è la continuazione delle Congregazioni Mariane a cui diede avvio Jean Leunis s.j. e che furono approvate ufficialmente per la prima volta dalla bolla “Onnipotentis Dei” di papa Gregorio XIII il 5 dicembre del 1584.

Ancora prima delle congregazioni Mariane, la CVX riconosce la propria origine in quei gruppi di laici che sorsero dopo il 1540 in varie parti del mondo per iniziativa di S. Ignazio di Loyola e dei suoi compagni. Oggi è presente in 55 Paesi.
Per un approfondimento:

  • Principi Generali della Comunità di Vita Cristiana , Ed. 2014
  • L’Europa dei devoti, sulle origini e la storia della CVX
Spunti di lettura

Eucarestia e fame nel mondo

Pedro Arrupe

“Signore, è bello per noi stare qui”. (Mt 17,4). È bello essere con voi e condividere con voi questa meravigliosa celebrazione. Ma supponete che la fame nel mondo sia anch’essa con noi questa mattina. Pensiamo soltanto a coloro che moriranno di fame oggi, il giornio del nostro simposio sulla fame. Ce ne sarebbero a migliaia, probabilmente in un numero maggiore di noi riuniti in questa sala. Cerchiamo di vederli: i loro corpi deboli ed emaciati, i loro sguardi intensi. Cerchiamo di sentirli chiedere, con le braccia tese, con voci spente, con il loro terribile silenzio: “Dateci pane… dateci pane perché moriamo di fame!”

 

Lettura consigliata

Profezie per l’oggi

A cura di Enzo Bianchi, priore di Bose
Prefazione di Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, 2016, pp. 233

Ispirazione e motivazione

Ispirazione e motivazione

Ispirazione e motivazione della Diaconia della fede si collegano alla promozione della fede cristiana attraverso azioni concrete, dirette a rimuovere gli ostacoli alla liberazione e promozione dell’uomo nella sua dimensione religiosa (cfr. Art. 01 dello Statuto). Diaconia della Fede privilegia, tra i possibili strumenti di servizio, gli Esercizi Ignaziani e di conseguenza trova nella Spiritualità Ignaziana la propria origine, metodo e fine. Aggiornandosi fino ai tempi nostri e per dare risposta alla ricerca di nuovi e diversi cammini spirituali, al vero senso dell’uomo d’oggi, eminentemente attivo, la proposta degli Esercizi spirituali della Diaconia evolve verso forme più aperte nei contenuti e nel metodo, facendo sua la convinzione del gesuita francese Jean-Claude Dhôtel – “ogni spiritualità è evolutiva per il fatto stesso che l’umanità è in evoluzione costante”.

Obiettivi principali

Obiettivi principali

Offrire alle persone la possibilità di fare un’esperienza di fede attraverso una molteplicità di proposte contenute nelle varie aree d’impegno:

  • Esercizi spirituali
  • Tempi forti
  • Preghiera profonda
  • Colloquio pastorale
  • CVX
Destinatari

Destinatari

Tutti coloro che vogliono iniziare un percorso spirituale di fede e che sono alla ricerca di nuovi e diversi cammini spirituali.

Cosa facciamo

Cosa facciamo

Concentreremo l’attenzione sul modo di proporre gli esercizi più che sui contenuti evangelici. Dal punto di vista didattico infatti questa distinzione tra pedagogia e contenuti ci aiuta a chiarire alcune dimensioni anche se, nella realtà i due aspetti si intrecciano fra loro richiamandosi continuamente.

Le caratteristiche dell’esperienza:

  • Il silenzio – o clima di raccoglimento interiore –  viene richiesto in ogni proposta di ritiro spirituale,  non solo in quello ignaziano. Predispone all’ascolto della parola e del proprio mondo interiore;
  • La preghiera individuale: L’esercitante rimane il primo responsabile umano della riuscita degli esercizi. La sua preghiera personale è organizzata in modi e ritmi diversi secondo il tipo di esercizi e deve essere continuamente sottoposta a discernimento, anche in vista del colloquio con la guida degli esercizi.
  • Il sentire e il gustare: una delle parole più frequenti del vocabolario ignaziano è “sentire”, ma “non si tratta di una pallido sentimento, di un “colpo di cuore” passegero, ma di una conoscenza che si imprime nell’anima: “perché io senta profonda cognizione”. Così possiamo veder realizzata una “conoscenza” che non è nell’ordine di un sapere di Dio. Essa è un esperienza di Dio.
  • Colloquio con la guida: riguarda sopratutto il vissuto della preghiera, le mozioni spirituali o i movimenti del cuore. Ciò in vista del discernimento nel quale la guida non si sostituisce all’esercitante ma lo accompagna e lo sostiene con una presenza discreta e oggettivante.
  • Rendersi indifferenti: S.Ignazio ci dice che “è necessario “renderci indifferenti” verso tutte le realtà create (in tutto quello che è lasciato alla scelta del nostro libero arbitrio e non gli è proibito), in modo che non desideriamo da parte nostra la salute piuttosto che la malattia, la ricchezza piuttosto che la povertà.
  • Meditazioni: cogliere “il vero fondamento della storia”. La propria storia personale, in vari momenti, è un oggetto della preghiera, riconosciuta come luogo di manifestazione concreta del Signore. Le meditazioni devono rispettare il ritmo personale degli esercitanti per aiutarli meglio a maturare i frutti spirituali legati alla situazione di ciascuno.
  • La guida spirituale: oggi non è più il confessore o il direttore spirituale che trova la soluzione ai problemi che gli vengono presentati. Egli si mette al fianco dell’esercitante offrendo la sua persona e la sua competenza, acquisita nel proprio percorso spirituale. Il compito è di facilitare, al singolo o al gruppo, questo cammino di incontro con il Signore.
  • Itinerario degli esercizi: il percorso di meditazione, nutrito dalla parola di Dio, non avviene in modo disordinato o a piacimento, ma secondo un certo itinerario “oggettivo”, ben sperimentato nel corso dei secoli, formato da alcune tappe progressive qui sotto indicate. Nel suo libretto degli esercizi S Ignazio propone un itinerario in quattro tappe, che corrispondono alle quattro settimane del “mese” di esercizi in ritiro continuativo (oppure ai due anni di esercizi nella vita quotidiana).
  • Principi e fondamenti: la premessa o il punto di partenza è costituito dal “Principio e Fondamento” dell’esistenza: la scoperta dei doni ricevuti dal Padre nella sua dimensione creatrice. La fede cristiana ci rivela che all’origine, al punto di partenza di tutto, c’è Dio e che questo Dio è buono come un padre che ha cura dei suoi figli.

Contatti

Via delle Laste, 22 – 38121 Trento

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