Dalla collaborazione fra la Fondazione S. Ignazio di Trento, l’Associazione Diaconia della Fede, il Centro Astalli Trento e l’Associazione Libera, lo scorso fine settimana è stato organizzato un doppio appuntamento rivolto soprattutto ai giovani. Titolo di questo evento: “Io non ho paura”, per celebrare i 450 anni dalla nascita di San Luigi Gonzaga. L’idea è stata quella di dare voce ed interpellare quei giovani, attraverso la guida del padre Jean Paul Hernandez SJ, che hanno deciso di riflettere sulle proprie esperienze, avendo come riferimento la vicenda di San Luigi Gonzaga, il gesuita che rifiutò tutti i privilegi della sua famiglia nobile per scegliere i poveri e morire, a soli 23 anni, contagiato dagli appestati che aveva deciso di soccorrere.
Venerdì 1 febbraio, per quasi tre ore dopo cena, dopo una breve introduzione del padre Alberto Remondini SJ per inquadrare il senso della serata, più di un cinquanta di giovani ha partecipato ad un momento interattivo organizzato per vivere assieme un’esperienza-riflessione sul tema della paura, delle proprie scelte di vita e sulla forza dirompente della contaminazione coi poveri e con gli esclusi. Alcuni giovani vicini all’Associazione Libera e al Centro Astalli di Trento hanno raccontato due best practice che li hanno coinvolti direttamente. Da una parte, “Lottatori di Speranza”, un campo estivo a cui hanno partecipato 15 ragazzi provenienti da diverse zone dell’Italia che hanno deciso di intraprendere un percorso di riflessione e confronto, ripercorrendo nel corso del campo il viaggio di una persona migrante e mettendo in relazione la tematica migratoria con quella della lotta alla criminalità organizzata. Dall’altra, l’esperienza di 6 studenti universitari che hanno deciso di vivere la loro quotidianità in una struttura di accoglienza accanto a dei coetanei migranti che provengono da luoghi di drammatica sofferenza. I giovani “sul palco” hanno coinvolto tutti gli altri in una serie di riflessioni e di piccoli esercizi sull’argomento, che hanno fatto incontrare a due a due tutti i presenti. P. Jean Paul ha poi cucito l’orizzonte culturale, sociale, umano e spirituale del mondo giovanile così vicino nonostante i cinque secoli di distanza.
Il giorno successivo il padre Jean Paul ha accompagnato i giovani in una personale rilettura interiore dell’esperienza vissuta, facendo sperimentare l’importanza di fermarsi un momento ed ascoltare il proprio tempo: “ascoltarsi, con attenzione e cuore”. Ascoltare il proprio cammino per provare a rispondere ad una domanda importante: qual è il ritmo profondo della mia vita? Il cammino verso l’interiorità riesce a leggere sempre più sfumature, affina lo sguardo su sé stessi. Uno sguardo che poi sarà in grado di costruire comunità, “quel luogo che è l’unione della diversità, in cui si impara a rallegrarsi del fatto che l’altro è diverso e a sentire una comunione proprio nella diversità” (p. Jean Paul Hernandez SJ).
Tante le domande rimaste aperte ed il desiderio di continuare ad approfondire.
Andreas Fernandez – ufficiostampa@vsi.it
6 Febbraio 2019