Gettare semi della nuova umanità

Cari amiche e amici,

in questi ultimi mesi a Trento stiamo lavorando su di una provocazione lanciata in primavera da Aggiornamenti Sociali sul tema “schiacciati nel presente?”  Che tradotto vuol dire: Come è possibile guardare al futuro in un tempo in cui abbiamo alle spalle il trauma confuso del covid e all’orizzonte un mondo minaccioso e dalle stagioni irriconoscibili e milioni di bimbi sepolti in fondo al mare o sotto montagne di macerie fumanti.

La domanda posta a operatori, volontari e destinatari di sette organizzazioni collegate alla nostra Fondazione al fine di scattare un selfie sul presenteha messo in moto processi inusuali sui quali stiamo riflettendo, in corso d’opera.

Una cosa mi ha colpito: in uno di questi gruppi di lavoro, composto anche da persone senza dimora, i partecipanti hanno utilizzato, per registrare i sentimenti e i pensieri di ciascuno sul tema proposto, un vecchio registratore a nastro sul quale hanno faticato ad incidere le loro voci che poi hanno ascoltato insieme. 

Hanno perso del tempo attorno allo strumento, ciascuno se lo è portato a casa dentro a una valigetta con le istruzioni, non tutti sapevano come utilizzarlo, ed alla fine hanno riascoltato insieme le loro voci un po’ gracchianti ma perfettamente riconoscibili.

Dei messaggi vocali registrati sul cellulare sarebbero risultati più pratici ed immediati, tutti li avrebbero ricevuti in tempo reale, ma sono certo che la comprensione non sarebbe stata la stessa.

 

Talvolta per cogliere cosa avviene nel presente occorre prendersi del tempo, portarsi magari a casa uno strumento anche un po’ antiquato, trafficare rimuginando, e provare a raccontarsi in calma, forse senza neppure la possibilità di riascoltarsi, se non insieme con gli altri.

Il risultato sorprendente è stato che le speranze più forti erano racchiuse nelle voci dei più deboli. Rincontrandosi tutti si sono sorpresi di questi semi di speranza e li hanno riportati con una certa emozione nell’incontro con gli altri gruppi.

 

Questo percorso ci può forse aiutare a vivere questo tempo che precede il Natale, per esempio usando uno strumento un po’ antiquato come il presepio:

  • Possiamo provare a “portarci a casa” un personaggio del nostro presepio di bambini, farlo parlare, tenendolo fra le mani, posandolo lì vicino a noi, sulla nostra tavola, lasciare che esso susciti in noi, assieme ai ricordi, sentimenti liberi e magari profondi.
  • Annotarci su di un vecchio quaderno quello che emerge in noi, dalle antiche speranze alle nuove luci che filtrano.
  • Riportare ad altri le nostre scoperte, ascoltando le  loro, in particolare quelle dei più deboli vicino a noi, cosa hanno da dirci sul loro personaggio.
  • Custodire i foglietti sgualciti e immaginari che gli altri portano assieme al nostro, dentro ai quali riconoscere le tracce di luce di cui noi con il mondo intero siamo assetati.

Questo forse può contribuire al consolidamento della comunità dei credenti e gettare semi della nuova umanità. Vale la pena di provarci. Auguri (buon esercizio) a tutti!

p. Alberto 

 

19 Dicembre 2023